Trieste - Via Cassa di Risparmio (già Contrada del Canal Grande) e Via Genova


Via Cassa di Risparmio (ex Contrada del Canal Grande) vista verso Piazza della Borsa
La Cassa di Risparmio di Trieste venne fondata nel 1842, ma fino al 1877 si chiamava Monte civico commerciale e aveva sede nel Palazzo della Borsa. Attorno al 1890 la fondazione acquistò il fondo occupato dalla casa Vlismà, già sede della Riunione Adriatica di Sicurtà. Poco dopo l'edificio venne demolito per far spazio ad un nuovo palazzo. L'edificio attuale, con forme cinquecentesche, fu realizzato su progetto dell' architetto Enrico Nordio nel 1891. La costruzione fu affidata all'impresa di Giovanni Righetti. L'inaugurazione ufficiale della sede della Cassa di Risparmio avvenne il 29 aprile del 1894. Tra il 1981 e il 1989 la ristrutturazione completa del palazzo è stata curata dall'architetto Guido Visintin. E' stata la sua prima opera triestina di carattere pubblico.

Nel fregio con l'ape: Lavora - Raccogli - Aumenta

Edifico a pianta rettangolare con tre affacci, si compone di 5 livelli fuori terra. Un alto basamento a bugnato comprende il pianoterra e il primo piano. Al pianoterra si aprono finestre rettangolari con inferriate in ferro battuto, ai lati delle quali si innestano dei mensoloni con testa leonina che sorreggono i balconcini in pietra del primo piano. Le aperture del primo piano sono ad arco a tutto sesto e presentano, alternati, conci a cuneo e panduri in chiave di volta. Il basamento culmina con una trabeazione decorata a triglifi e metope, sormontata da una cornice in forte aggetto. La parte superiore dell'edificio, che comprende il secondo e il terzo piano, è scandita da lesene scanalate di ordine corinzio, entro le quali si aprono finestre timpanate a livello del secondo piano, e finestre sormontate da lunette al terzo piano. Alcune di esse presentano dei balconi con balaustra in pietra.
L'ultimo piano, separato da una cornice marcapiano leggermente aggettante, è caratterizzato da mensoloni culminanti con teste antropomorfe, riquadri decorati con medaglioni a rilievo e finestrelle entro semicolonne e semipilastri con capitello corinzio. Una cornice a dentelli corre sotto la linea di gronda e mensole a voluta sorreggono lo sporto di linda. La facciata principale, prospiciente via della Cassa di Risparmio, è tripartita, con una parte centrale in aggetto caratterizzata da un lungo balcone a livello del secondo piano, sul quale si innestano semicolonne e lesene corinzie. Il portale d'ingresso principale è sormontato da una trabeazione a triglifi e metope e da un frontone curvilineo spezzato, al cui centro è collocato uno stemma in pietra. (biblioteche.comune.trieste.)
La Casa Vlismà venne demolita per permettere la costruzione del palazzo della Cassa di Risparmio di Trieste. Nella casa Vlismà, dal 1838 - 1845 ebbe sede la Riunione Adriatica di Sicurtà, dal 1853 al 1891 fu occupata dal I.R. Ufficio del Lotto. La Cassa di Risparmio di Trieste venne fondata nel 1842, ma fino al 1877 si chiamava Monte civico commerciale e aveva sede nel Palazzo della Borsa. Attorno al 1890 la fondazione acquistò il fondo occupato dalla casa Vlismà. (Fonte: Margherita Tauceri)

A sinistra:
Il Palazzo tra Via Genova e Via Cassa di Risparmio che ospita la sede dell'Istituto Nazionale per il Commercio Estero (INCE), venne edificato nel 1925 su progetto dell'ingegner Carlo Bonetti. La costruzione venne commissionata dalla banca Italo-Britannica che necessitava di una sede per i propri uffici. L'area sulla quale sorse la nuova struttura era in precedenza occupata da un edificio realizzato dagli architetti Giuseppe e Domenico Righetti nel 1851.
L'edificio, che si inserisce con omogeneità nel contesto degli altri edifici del Borgo Teresiano, si presenta nel complesso sobrio ma caratterizzato da un decorativismo di gusto "Art - Dèco".
Particolare è la soluzione planimetrica ideata da Bonetti che prevede la distribuzione degli ambienti interni attorno all'ampio cavedio centrale di forma ottagonale chiuso alla sommità da una vetrata decorata.
Esternamente l'edificio, che si eleva per cinque piani fuori terra, è caratterizzato da un alto basamento a corsi orizzontali che comprende il piano terra e il primo piano, due piani superiori, e un ultimo piano scandito da coppie di lesene con capitelli compositi che si alternano alle finestre.
Il portale d'ingresso si apre sulla facciata d'angolo ed è sormontato da un balcone al secondo piano. (biblioteche.comune.trieste.)

Sotto:
Via Genova 23. La casa del 1820 ospitò per prima una sala di audizioni con un fonografo Edison, dove per pochi
centesimi si potevano ascoltare fino a dodici esecuzioni, tra le quali era compreso l’inno a San Giusto.
Sopra: Sui battenti del portone della casa di via Genova al numero 23 troviamo intagliati le due figure mitologiche dell’antichità classica più rappresentate in città. Si tratta della figura di Mercurio, protettore dei commercianti, dei viaggiatori e grande affabulatore, che viene spesso rappresentato, quali segni di riconoscimento, con in mano il caduceo (*), il cappello alato o calzari alati e talvolta con un sacchetto pieno di denaro, e Nettuno, dio del mare, con il suo inseparabile tridente, sopra una conchiglia trainata da una coppia di cavalli marini. Il tutto vuol sottolineare come le nuove fortune in città provengano del commercio marittimo. (*) caduceo: verga con due serpenti simmetricamente intrecciati e due ali aperte alla sommità: simbolo di prosperità e di pace, era attributo degli araldi e di Mercurio, in qualità di messo di Giove; è oggi l'emblema dell'ordine dei medici.
Sicuramente, tra le tante popolazioni multietniche, i greci inizialmente erano una delle più importanti e ricche tra i commercianti, attratti a Trieste dai possibili benefici economici del Porto Franco; tra tutti ricorderemo Demetrio Carciotti, che nel 1800 costruì il suo edificio dominicale-fondaco, il palazzo che sulle rive porta il suo nome, che egli volle abbellire di statue, colonne, bassorilievi, dipinti, ecc. senza badare a spese, chiamando in città i migliori artisti del momento: l’architetto, Matteo Pertsch e lo scultore Antonio Bosa, dando così il via, quale capostipite, al neoclassico a Trieste e all’uso di figure mitologiche, disseminate in moltissimi palazzi ottocenteschi. La finalità di queste figure era quella di legittimare per i nuovi ricchi un nuovo quarto di nobiltà, un modo per esibire la propria condizione agiata, proveniente dalla intraprendenza, dall’ingegno e dalla loro ricchezza.
Possiamo dire che Trieste è piena di statue, bassorilievi, portoni intarsiati, ringhiere in ferro di balconi, ecc. che inneggiano agli dei antichi, greci e romani, comunque pagani, mentre sono poco rappresentante le raffigurazioni cristiane, più frequenti in altre città. Probabilmente questo è dovuto al fatto che la città, multietnica e multireligiosa, preferisce tenere un profilo agnostico, super partes, per non offendere certe credenze religiose. (Fonte: Dino Cafagna)

Via Genova 12: L'immobile sorge su Via Genova, già Via del Campanile, per la presenza nell'Ottocento del campanile della primitiva chiesa di San Spiridione. L'area su cui è eretto l'edificio di proprietà delle Confraternita Greco-Illirica dal 1765, in seguito passa alla comunità serbo-ortodossa separatasi da quella greca trasferita nella chiesa di San Nicola.


L'edificio viene costruito nel 1868 su progetto dell'architetto lombardo Carlo Maciachini, sotto la direzione del triestino Pietro Palese. Rispetto al disegno originale l'edificio presenta una decorazione più semplice, priva delle pitture e degli affreschi esterni e delle bifore caratterizzanti il pianoterra. Il palazzo fa parte del complesso immobiliare costituito dal tempio serbo-ortodosso di San Spiridione e l'edificio del "Caffè Stella Polare".
La struttura nasce, quindi, come costruzione accessoria del tempio, la cui forma semicircolare dell'abside viene completata dall'edificio stesso attraverso due lunghi corridoi simmetrici ai lati, come emerge dagli elaborati progettuali, che evidenziano l'applicazione della medesima planimetria per l'edificio opposto di Piazza Sant'Antonio n. 7; gli edifici considerati rappresentano, infatti, le uniche testimonianze di "case d'abitazione" caratterizzate da elementi di stile "neogotico-eclettico" ideate dall'architetto lombardo Maciachini. Entrambe le soluzioni presentano riferimenti eclettici di ascendenza neoromanica con inserti bizantini-orientali, che identificano il contesto urbanistico delle proprietà serbo-ortodosse del complesso immobiliare sorto tra il Canal Grande ed il Tempio di San Spiridione.

La struttura, a pianta irregolare, è costituita da tre livelli fuori terra. L'affaccio è su Via Genova, con accesso la vano scale all'interno del sagrato. La superficie muraria del prospetto è trattata ad intonaco di colore grigio. La facciata principale presenta la pianoterra tre aperture, con funzione commerciale, di forma rettangolare, su cui si impostano le tre strutture in pietra terminanti a timpano che inquadrano le finestre del piano superiore; le tre aperte sono ad arco a tutto sesto, arricchite da decorazioni geometriche e da colonnine tubolari caratterizzate da mascheroni sia nella base che nel capitello. Le finestre dell'ultimo piano si presentano di forma rettangolare ed inserite all'interno di riquadri di colore più chiaro. Struttura in pietra a fasce terminante a timpano incornicia le tre finestre ad arco del secondo livello della facciata principale. Elementi decorativi a rilievi raffiguranti motivi geometrici e piccoli mascheroni in corrispondenza delle finestre del secondo livello della facciata principale. (da: http://biblioteche.comune.trieste.it)




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